Pensioni, arrivano gli scalini
Dal 2008 si smetterà di lavorare a 58
anni. Dal luglio 2009 arriveranno le quote. Ovvero l’età anagrafica sarà
associata al periodo contributivo
In pensione a 58 anni. Da gennaio. E’
questa la novità più importante che interesserà milioni di lavoratori nel
corso del 2008.
Scompare il brusco salto a 60 anni, previsto dalla precendete
normativa. Confermato, invece, il giro di vite sulle finestre d’uscita.
Passeranno da quattro a due, un fatto questo che prolungherà comunque i
tempi per la pensione.
I requisiti sono quelli introdotti dal protocollo estivo tra governo e
associazioni sindacali.
Il protocollo ha cancellato il cosiddetto scalone previsto dalla
legge Maroni, ovvero il meccanismo che avrebbe alzato da 57 a 60 anni il
requisito anagrafico per ottenere la
pensione di anzianità.
Le nuove regole prevedono un innalzamento di un anno – 58 i dipendenti, 59
gli autonomi – della soglia anagrafica da accompagnare ai 35 anni di
contributi. Questi requisiti resterrno in vigore dal 1° gennaio 2008 al
30 giugno 2009.
Dal 1° luglio 2009 scattano gli scalini e la stretta previdenziale.
Ovvero ci sarà il debutto delle quote, cioè l’obbligo di raggiungere un
coefficiente costituito dalla somma degli anni contributivi ed età
anagrafica.
Alle lavoratrici è confermata la possibilità di andare in pensione con le
regole del 2007, 57 anni di età e 35 di contributi, ma con la penalizzazione
di avere la rendita interamente calcolata con il metodo contributivo.
Riepilogando ecco quali sono i criteri che ci aspettano dal 1° gennaio a
dopo il 2013.
Dal 1° gennaio 2008 al 30 giugno 2009. 35 anni di contributi e 58
anni d’età, 59 per gli autonomi.
Dal 1° luglio 2009 al 31 dicembre 2010. Scatta quota 95 (età
anagrafica e contributiva), con età non inferiore ai 59 anni, 60 per gli
autonomi.
Quindi i lavoratori potranno andare in pensione o con 59 anni di età e 36 di
contributi, oppure con 60 di età e 35 di contributi.
Dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2012. E’ l’ora di quota 96, con
età non inferiore a 60 anni, 61 per gli autonomi. Di conseguenza le
accoppiate per smettere di lavorare sono le seguenti: 60 e 36 anni oppure 62
più 35.
Dal 1° gennaio 2013 si dovrebbe raggiungere quota 97, con un età
minima di 61 anni (62 per gli autonomi). Le coppie utili per andare in
pensione diventerebbero: 61 più 36 oppure 62 e 35.
Ma in questo caso il condizionale è d’obbligo. Perché prima di passare a
quota 97, dovrà essere effettuata una verifica della spesa. Se rimarrà sotto
controllo potrebbe essere confermata la quota 96 anche dopo il 2013.
Le correzioni alla legge Maroni non
interessano le cosiddette finestre d’uscita, cioè i periodi nei quali
il lavoratore, che ha maturato i requisiti previsti dalla legge, accede alla
pensione.
Dal 2008 si ridurranno a due: gennaio e luglio. Quindi l’attesa per la
pensione di prolungherà come minimo di tre mesi.
In base a questa rivoluzione del calendario, per quanto riguarda l’anzianità,
se si matureranno i requisiti entro il primo semestre dell’anno, l’accesso
al pensionamento scatterà dal 1° gennaio dell’anno successivo. Se i requsiti
matureranno nel secondo semestre, l’accesso sarà possibile da luglio
dell’anno successivo.
La riduzione delle finestre non vale per coloro che vanno in pensione con
40 anni di contributi. Per loro rimarranno valide le precedenti quattro
finestre: primo luglio se si raggiungono i requisiti entro il 31 marzo; 1°
ottobre con 40 anni entro il 30 giugno; 1° gennaio se sobo raggiunti entro
il 30 settembre e 1° aprile dell’anno successivo per chi li raggiunge entro
il 31 dicembre.
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